“Di sicuro il pop ha generato un flusso senza fine, puoi anche costruirti il tuo piccolo stagno, ma se lo stagno non è connesso al fiume, che a sua volta sfocia nell’oceano, prima o poi si prosciugherà e diventerà poco più di una pisciata e io sono vissuto troppo a lungo per essere felice di una pozzanghera” Robert Wyatt.
Debutto sulla lunga distanza per Daniele Faraotti Band, trio di stanza a Bologna, che per questo cd si è avvalso di numerose collaborazioni, tra le quali i piedi di Laura che compaiono in copertina. Debutto che mescola indie rock, progressive e pop d’annata.
Vincitori del premio speciale al contest “A. D’Aolio”, il trio ha registrato il disco nel capoluogo emiliano per poi andarlo a masterizzare in Finlandia (se qualcuno mi spiega il perché gliene sarà eternamente grato).
Di ritorno dal Paese nordico, il cd ha preso forma ed ora può girare vorticosamente nel mio lettore. Ad un primo ascolto “Ciò Che Non Sei Più” sembra un guazzabuglio di esperienze passate, nonsense, sperimentazione, pop d’autore, vocalizzi e stranezze. Al secondo ascolto si cominciano a cogliere alcuni aspetti che prima erano passati inosservati. Il nonsense diventa meno nonsense ed il pop d’autore va a braccetto con vocalizza stralunati. Daniele gioca a fare il divo, mentre i suoi compagni assetati di avantgarde lo guardano devoti.
Nella sua biografia dice che scrive canzoni. Si è vero, Canzoni in salita, canzoni sempre pronte ad esplodere, ma che terminano poco prima di deflagrare. Canzoni difficili come lo sono i brani di musica contemporanea, ma qui piegati ad un pop strampalato. Sedici tracce da ascoltare e riascoltare in silenzio, stringendo nelle mani un disco di Faust’ò.